“Di cosa è fatta la speranza ?” Uomini e Donne che curano rispondono

Di cosa è fatta la speranza ?“,  se n’è parlato lunedì 15 settembre 2025 alle 20:45 c/o la Parrocchia Corpus Domini Viale A. Lincoln 7 Bologna, con il Card. Matteo Maria Zuppi, Don Gianluca Mangeri, Suor Laura Castrico e la Dott.ssa Magda Mazzetti, e con il contributo di testimonianze e dibattito.

Qui il volantino

DI COSA È FATTA LA SPERANZA?
Il titolo di questo incontro ce lo ha suggerito una grande esperta di Vita, di speranza, di Cura… CICELY SAUNDERS.
La sua vita è stata davvero una grande avventura…in compagnia del dolore e di una schiera infinita di malati con diagnosi infausta, sempre accanto alla morte, con il supporto di donne e di uomini di buona volontà, ma anche scontrandosi, un numero infinito di volte, con uomini e con donne di “cattiva” volontà.

Come popolo di Dio in questo angolo di mondo che è la Diocesi di Bologna, nell’anno giubilare che Papa Francesco ha voluto fosse tempo di ricerca per trovare motivi di SPERANZA autentica per questo nostro mondo, vorremmo proporvi un “Pellegrinaggio” al cuore della Vita, là dove pochi sono stati per scelta, ma tanti vanno inevitabilmente: i luoghi di Cura.
Quei posti dove si parla di malattia ed il dolore è ospite sempre presente, dove è bene entrare come si entra in un Santuario: silenziosi, in ascolto, certi che dove c’è il dolore incontreremo sicuramente il Nostro Signore e ci dirà una Parola Vera; a noi la grazia e la saggezza di ascoltarla.

Ci accompagnerà il nostro Pastore, il Cardinale farà quello che fa ogni papà con i suoi figli: li accompagna accanto ai nonni malati, ci metterà una mano sulla spalla per farci sentire che nessuno è solo davanti alla malattia, che lui è con noi ogni volta che ci incamminiamo da Gerico a Gerusalemme, che la Comunità Cristiana si riconosce dai gesti che compie davanti al dolore dei fratelli, non dalle parole che dice.
Don Gianluca, cappellano ospedaliero a Brescia ci testimonierà il suo incontro con Gesù nella sua vita avvenuto nelle corsie dell’Ospedale, lui medico e sacerdote!
Ma non poteva mancare neppure una voce femminile; Suor Laura, da noi incontrata nella libreria delle Suore Paoline tante, tante volte, sarà “donna di Cura” per le sue sorelle ammalate ed abbiamo chiesto a lei di affidarci i suoi sogni…

Riconosciamo che la nostra Chiesa in Bologna è terra fertile e ha dato vita a tanti uomini e donne che si sono messi al servizio dei malati, dei malati più in difficoltà perché feriti nel corpo fin da bambini, perché privi di risorse economiche adeguate per affrontare cure e disagi; nel nostro territorio vi sono luoghi di Cura che sono diventati CASA per chi aveva bisogno di assistenza e di CARITÀ, Amore fino alla fine.
Magda Mazzetti

TESTIMONIANZE/DIBATTITO:

Dalla dott.ssa Magda Mazzetti (Direttore Ufficio Pastorale della salute Diocesi di Bologna):
Quando si termina una serata col titolo “Di cosa è fatta la speranza?” è impossibile raccontare cosa sia accaduto e neppure riassumere gli interventi; posso dirvi però chi ha partecipato e quali straordinarie cose può fare il Signore con la nostra disponibilità.
All’incontro Don Gianluca, medico oncologo e Cappellano Ospedaliero a Brescia, è venuto portando con sé un fido collaboratore: l’entusiasmo!
Quell’elemento straordinario che ha imparato a conoscere, ad alimentare e non dimentica mai, anche quando la sua vita si scontra con la morte, si carica della fatica di chi affronta l’ultima tappa della vita ed il dolore di chi cerca risposte alle domande vere. In compagnia dell’Entusiasmo Don Gianluca vive momenti speciali per i suoi malati e per sé stesso; affronta il suo Servizio come un vero Uomo di Dio: che usa tutti i sensi che il Signore gli ha dato, per incontrare gli uomini, la loro croce ed accompagnarli oltre quel momento di dolore. Trascina con la sua Fede le persone che incontra, a guardare dentro la loro storia, al di là delle fatiche, ad aprire uno spiraglio alla volontà di Dio che non manca di intervenire al momento giusto, attraverso figure e coincidenze che rendono il suo Ministero una gioia per chi lo incontra e motivo di riflessione profonda per chi lo ascolta.

Suor Laura ci ha affidato la riconoscenza che ha nel cuore per il tempo vissuto nella nostra Chiesa di Bologna, ma ci ha anche affidato il compito straordinario di accompagnarla nella sua nuova vita: CURANTE per le suore della sua famiglia “Figlie di San Paolo” che anziane e un po’ malate, dopo una vita di servizio in terra di missione o nelle nostre chiese italiane, sono ora pronte a ricevere la ricompensa promessa dal Signore si suoi amici. La Speranza di Suor Laura è come un fiore profumato che ci ha avvolti tutti, discreta, ma efficace. La sua presenza è stata una vera perla preziosa!

Le testimonianze delle persone che hanno “osato” compromettersi con l’assemblea sono state condivisioni sincere, ragionate con il cuore e trasmesse con Fede perché la Chiesa vive dell’opera di Dio nella vita di ciascuno di noi.

Al nostro Cardinale abbiamo chiesto di essere Pastore, il nostro Pastore! Ci ha raccolto intorno a lui, ci ha ascoltato, ha guardato negli occhi le sue pecore e ci ha fatto ripensare a quello che abbiamo vissuto insieme
La CURA come impegno vitale sia per chi cura, sia per chi è curato! Senza paura di essere troppi generosi, non è indispensabile essere dei professionisti, ma essere cristiani davvero, questo è indispensabile! Curare sempre mettere il cuore nelle mani, con parole del cuore! La cura diventa Speranza!

Dalla dott.ssa Marisa Bentivogli (resp. Volontariato VAI nel Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna):
Sul tema della speranza
Non potevo non accettare l’invito, perché l’ammalato è stato ragione della mia vita, una vita però che il contatto col malato mi ha professionalmente molto cambiata, ….perché quell’ammalato, pur rimanendo oggetto del mio impegno, me lo son visto sempre più proposto come maestro di vita…

Questo mi ha dato ovviamente di ripensare ad alcuni fondamentali aspetti del mio ruolo, che la fede mi ha illuminato…pensiero di s. Francesco che incontra il lebbroso…chiave che sento molto importante. Mi sento debitrice verso i malati di una lettura nuova delle cose, e sempre più mi ha colpito, nell’approccio col malato, quello del Signore, che, pur partendo da una sponda umana della guarigione, unica richiesta del malato, lo conduceva alla ragione vera della Sua presenza: la salvezza.
Ecco, la speranza dell’uomo viene affidata a noi, perché possiamo aprirla a questo orizzonte.
Questa voleva essere la mia vita. Ma poi il mio interesse per l’uomo è ovviamente cresciuto con gli anni, la parola “terapia” si è allargata a una presenza che sia “ comunione”diventando premessa indispensabile ad un discorso di indubbia speranza.
Si collocava sempre più nella fede il mio interesse per l’uomo, e lo stesso approccio terapeutico: mi guardo bene dall’ imporre o proporre la mia scelta, ma neppure vorrei nasconderla, soprattutto dissociarla dalla vita sacramentale da parte mia.
E così i malati, me li vedevo sempre più proposti come cattedra profetica del limite umano, facendomi avvertire il bisogno di coinvolgere altri fratelli a tale vicinanza, perché potessero pure loro scoprire questo arricchimento nella propria fede , passando attraverso un servizio, proponibile a tutti, che traduceva nella concretezza il comando evangelico di andare e curare gli infermi.
Sento ogni giorno di sperimentare quanto questo servizio sia prezioso , e mi dà di vedere come su questa presenza l’ammalato possa costruire un progetto di speranza, una speranza, illuminata dalla fede, che sa di salvezza.
Guarigione/ salvezza….come credenti accento maggiore sulla parola salvezza… Non possiamo nasconderci che l’uomo di oggi ( sollecitato dal progresso tecnico e tecnologico) ancor di più di quello del Vangelo, si ostini ancor di più nella guarigione, vedendo nella salute e nella vita terrena l’unico bene irrinunciabile…

Vorremmo contagiare le nostre comunità con questo bisogno di valori veri, che solo il malato ci può dare: abbiamo noi più bisogno del malato, di quanto il malato abbia bisogno di noi.

Davanti al malato/mistero , il concetto assistenziale basato sulla speranza di guarigione, potrebbe essere sempre più contagiato da una una speranza che abbia il profumo della salvezza, preoccupata di aprire la carità alla trascendenza…e l’ammalato può trovare così in sé la forza che lo apre alla speranza…
L’ammalato certamente percepisce che la nostra pur povera fede lo promuove con la nostra presenza ad essere profezia, quindi cattedra quanto mai necessaria in questo momento storico, infarcito di intelligenza/ presunzione….

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